|
Il
primo testo integrale di Mère pubblicato in Italia.
Son qui raccolte alcune conversazioni che Mère aveva tenuto negli
anni '30 all'Ashram di Sri Aurobindo a Pondichery. In esse sono tracciate,
con molta semplicità, con altrettanta chiarezza, le linee fondamentali
di quello che Sri Aurobindo chiama "Yoga Integrale".
A tali colloqui sono stati uniti, sotto il titolo "Risposte e Aforismi",
alcuni brani di lettere, brevi massime, o semplici riflessioni.
Nella grande semplicità del suo linguaggio disadorno e "parlato",
Mère è testimone e pioniere di una esperienza le cui conseguenze
non sono ancora valutate appieno, ma che già ora attirano l'attenzione
di molti uomini di scienza e di cultura.
PREFAZIONE ALL' EDIZIONE ITALIANA
Strano che in un'epoca come la nostra, in cui la donna
comincia ad assumere il ruolo e l'importanza che le compete, strano che
in un paese come il nostro, così sollecito ad accogliere ogni fermento
innovativo, un essere straordinario come Mère sia stato, fino ad oggi,
praticamente ignorato. Un paio di documentari televisivi - dedicati comunque
o a Sri Aurobindo o alle 'spiritualità dell'Oriente' (con le quali Mère
ha, in fondo, ben poco a che fare) - è quanto esiste in Italia a livello
d'informazione. Vero è che la trilogia (1)
dedicata alla figura di Mère dallo scrittore francese Satprem (l'uomo
che è stato il testimone diretto del difficile cammino del Suo Yoga),
ha in gran parte colmato questa lacuna, invitandoci alla scoperta dell'avventura
che questa donna ha aperto alla specie umana.
Il fenomeno Mère ha invece suscitato un grande interesse in gran
parte dell'Occidente, soprattutto in Francia, dov'è stata pubblicata
inizialmente l'Agenda (2),
un prodigioso documento di seimila pagine, in cui sono minuziosamente
registrate le fasi di quello che Mère avrebbe poi chiamato lo ' Yoga delle
cellule '. A Parigi è stato fondato il 22 luglio 1975 un 'Istituto
di Ricerche Evolutive ', con lo scopo di studiare il lavoro compiuto
da Mère sulle cellule del proprio corpo e di confrontarlo con le esperienze
della moderna citologia, della biologia molecolare e dell'ingegneria genetica.
In effetti Mère è stata soprattutto cavia volontaria e sperimentatore
dello Yoga Integrale di Sri Aurobindo.
Pioniere dell'evoluzione e laboratorio vivente della mutazione
che sta alla base dello yoga aurobindiano, Mère traccia in questo volumetto,
le prime fondamentali coordinate del cammino della nuova specie,
ma ci dà anche le chiavi per un cambiamento, qui e subito, della
nostra vita quotidiana, per uscire dalle strettoie sempre più soffocanti
del nostro egoismo, per esplorare quel continente sconosciuto che siamo
noi stessi.
Gli aforismi, che precedono e seguono i colloqui veri e propri - più che
altro brevi risposte ai problemi dei discepoli - hanno l'aria di massime,
quasi di proverbi, di 'perle di saggezza'. Ma sono qualcosa di più: se
lasciamo che la loro forza oltrepassi, anche solo un po', la barriera
della nostra mente, se lasciamo che il loro senso vibri un po' dentro
di noi, ne possiamo avvertire il potere, possiamo sentirlo agire sulla
nostra psiche e calmare la nostra ansia, aprendo nel nostro essere nuove
e imprevedibili strade.
Un esempio da un gruppo di aforismi che si riferiscono alla sincerità.
" La sincerità è la chiave delle porte divine ".
Bellissimo, no? Sembra Lao-tze o uno dei tanti saggi che ci hanno tramandato
la loro voce da tempi e da paesi lontani. Ma, appena un po' oltre, ci
rendiamo conto che la sincerità propostaci da Mère è qualcosa di molto
più vasto, più totale e impegnativo di quella che siamo soliti chiamare
con questo nome.
" I più grandi nemici della sincerità sono le preferenze ".
" Umiltà e sincerità sono la nostra salvaguardia più sicura ".
Perciò si tratta già di un tipo particolare di sincerità, una sincerità
umile. A mano a mano che andiamo avanti ci rendiamo conto che Mère
chiama ' sincerità ' una condizione di coscienza in cui tutte le parti
della nostra psiche - non solo la mente razionale, ma la mente emotiva,
vitale, la mente fisica e più giù ancora, nelle pieghe del subconscio,
gli istinti, gli automatismi dell'ego - sono riunite intorno al nostro
più alto Sé, quello che Sri Aurobindo chiama l'Essere psichico:
" II centro della personalità umana è l'essere psichico, la
dimora in noi del Divino immanente. Noi chiamiamo unificazione
l'organizzazione e l'armonizzazione di tutte le parti dell'essere mentale,
vitale e fisico intorno al centro psichico. Questa unificazione fa sì
che ogni attività dell'uomo diventi la giusta espressione della Volontà
e della Presema divina ".
Questa unificazione è la ' sincerità ' di Mère. E corrisponde ad
un cambiamento totale di coscienza: l'Essere al posto dell'ego. Tutto
il resto è secondario e ne consegue quasi automaticamente.
" Solo quando cambieremo davvero coscienza, potremo cambiare le nostre
azioni ".
Un cambiamento che deve scendere fino nell'inconscio: " ...quando abbiamo
vinto l'inconscio non occorre nessun'altra condizione: ogni azione diventa
una libera decisione della Grazia divina ".
" Quando la menzogna sarà vinta tutte le difficoltà spariranno ".
"Il nostro essere è fatto di innumerevoli tendenze in conflitto tra
loro, possiamo quasi dire di personalità diverse. Quando una di
queste personalità si offre al Divino, le altre si ribellano e rifiutano
la loro adesione: - Noi non ci siamo offerte! -, protestano, e cominciano
a gridare, a reclamare la loro indipendenza e la loro libera espressione.
Allora obbligatele a starsene tranquille e mostrate loro la verità. Bisogna
fare pazientemente il giro di tutto l'essere, esplorandone tutte le pieghe,
tutti gli angoli, affrontando tutti gli elementi anarchici che, nascosti
dentro di voi, aspettano il momento favorevole per salire in superficie.
E soltanto quando avrete fatto il giro completo della vostra natura mentale,
vitale e fisica, quando avrete persuaso il tutto a darsi al Divino e avrete
cosi compiuto una consacrazione unificata (3),
assoluta, soltanto allora avrete messo fine alle vostre difficoltà ".
Ci pare utile sottolineare come il procedimento psicologico indicato da
Mère, la base stessa dello Yoga Integrale, sia - a dispetto delle sue
difficoltà - molto più accessibile alla nostra formazione culturale di
tutti i sistemi yogici che lo hanno preceduto.
E veniamo ora al problema linguaggio. Mère usa, come base del suo
metodo e del suo discorso, una serie di termini in un'accezione tutta
particolare, che può costituire un ostacolo alla comprensione e alla giusta
ricezione dei suoi concetti. 'Divino ', 'realizzazione', 'manifestazione',
' psichico', sono alcuni termini-campione di questo linguaggio.
Affrontiamo prima di tutto il termine 'Divino' che è il più peculiare
di questa operazione - gli altri, in parte, si spiegheranno di conseguenza.
Lasciamo la parola a Mère:
" Dicono che 'Divino' fa pensare a Dio (Mère ride). A me no!
Non mi fa pensare a Dio!... Volendo si può tradurre con 'coscienza più
alta '... ".
" ...Con i russi (4) ero
d'accordo per usare 'coscienza perfetta', ma è sempre un'approssimazione.
'Divino' per me è la Cosa - a cui non si può dare un nome e che
non si può definire -, è il Potere che si trova nel corso di questa ricerca.
Anzi il Potere Supremo è solo un aspetto, quello che riguarda la creazione
" (5).
" Ecco il guaio: io dico 'Divino' e gli altri capiscono 'Dio'. Invece
c'è solo Questo. E' l'unica Cosa che esiste. Quale Cosa?
La sola Cosa che esiste " (6).
Come non collegare questa "unica Cosa che esiste" con l'Energia
unica scoperta da Einstein quale equivalente della Materia? C'è una sola
Energia, come una sola Materia.
Dice ancora Mère:
" Ecco che cosa noi intendiamo per 'Divino': tutta la conoscenza che
dobbiamo acquistare, tutto il potere che dobbiamo ottenere, tutto l'amore
che dobbiamo diventare, tutta la perfezione che dobbiamo raggiungere,
tutto l'armonioso, progressivo equilibrio che dobbiamo manifestare nella
luce e nella gioia, tutti i nuovi, sconosciuti splendori che devono realizzarsi
(sulla terra) " (7).
" IL Divino si può viverlo, ma non definirlo... Il Divino è la perfezione
assoluta e l'eterna sorgente di tutto ciò che esiste; di Lui noi diventiamo
progressivamente coscienti, pur essendo Lui da tutta l'Eternità "
(8).
E nel 1964, a 86 anni, Mère aggiungeva:
" Tutto il resto non ha importanza, è di QUESTO che abbiamo bisogno.
Più nessun legame: liberi, liberi, liberi, liberi. Pronti sempre a cambiare
tutto, eccetto una cosa: aspirare: questa sete. Capisco bene: ci sono
coloro a cui non piace l'idea di un ' Divino ', perché questo subito si
confonde con tutte quelle concezioni spaventose... ma non c'è davvero
bisogno di niente del genere! Il ' qualcosa ' di cui si ha bisogno, la
Verità di cui si ha bisogno, la Perfezione suprema di cui si ha bisogno
- ed è tutto. Le formule... meno formule ci sono, meglio è. Ma questo:
un bisogno, un bisogno, un bisogno che soltanto LA COSA può estinguere
- nient'altro, niente mezze misure. E poi, via! Andate! La vostra strada
sarà la vostra strada, non ha importanza. Non importa quale strada, non
ha nessuna importanza, anche le stravaganze della gioventù americana possono
essere una strada. Non ha importanza! " (9).
È chiaro che il Divino non è qualcosa di distante, di esterno all'uomo,
ma è tutt'uno con la sua coscienza: un tutt'uno da scoprire
" non con la testa " - dice ancora Mère, ma... " da sentire:
una sensazione... una aspirazione, qui (indica il cuore) con una
fiamma che ti spinge a realizzarlo ". Ecco allora il termine 'realizzazione'
come approccio progressivo personale a questa Cosa, a questo tutt'uno
di cui siamo ancora inconsapevoli. 'Manifestazione' è la stessa unione,
ma non su un piano individuale, bensì universale, terrestre; è la 'realizzazione'
terrestre di questa Forza, di questa Energia, di questo
'Divino'. " Qualcosa che io chiamo il Divino (magari Sri Aurobindo
lo chiamava il Sopramentale o qualcosa del genere) che è la realizzazione
di domani, non so come chiamarlo " (10),
diceva ancora Mère.
Ed eccoci al Sopramentale (11),
l'Energia nuova, che Sri Aurobindo ha fatto discendere sulla terra,
l'Energia in grado di trasformare la Materia, di modificare la struttura
fisica della Materia, perciò di cambiare il corpo, perciò di trasformare
l'uomo, perciò di produrre - o meglio accelerare, poiché questa trasformazione
era già nei piani della Natura e nei tempi enormi abituali alla
Natura si sarebbe comunque realizzata - l'avvento di una nuova specie,
il dopo-uomo, il 'Suprauomo'.
Questo aspetto, che è l'essenza e la ragione di tutto lo Yoga Integrale
di Sri Aurobindo, è tutt'uno con la vita e l'opera di Mère.
Si chiamava Mirra Alfassa, era nata a Parigi, da padre turco e da madre
egiziana, il 21 febbraio 1878 e cioè 6 anni, 6 mesi e 6 giorni dopo Sri
Aurobindo. Strana 'coincidenza'. Ma la sua vita è intessuta di 'coincidenze'
simili, che si intrecciano con la vita di Sri Aurobindo in una specie
di gioco speculare e parallelo che non può non far riflettere.
Mère, con altri modi, in altro ambiente, con altre origini, vivrà, in
sostanza, un'avventura della coscienza molto simile a quella di
lui, finché, nel 1904, all'età di 26 anni, lo incontrerà - senza riconoscerio,
scambiandolo ingenuamente per una 'divinità indù' - su piani sottili di
coscienza o, se si preferisce, in 'sogno'. E quando, dieci anni
dopo, 'capitata' a Pondichéry al seguito del marito (che vi si era recato
per ragioni politiche) incontrerà Sri Aurobindo, lo riconoscerà subito:
" ...Mi aspettava in piedi, in cima alla scala. Esattamente la mia
visione. Voltò la testa verso di me e io vidi nei suoi occhi che era lui...
e immediatamente le esperienze interiori si congiunsero a quella esteriore
e si creò una fusione " (12).
Qualche giorno più tardi (13)
scriverà: " Questo corpo è il Tuo strumento, questa volontà è il Tuo
servitore, questa intelligenza è il Tuo utensile; tutto è Te, Te soltanto
". È molto difficile raccontare la vita di Mère ed è comunque
stato fatto, nell'opera citata all'inizio, con molta fede, molta arguzia
e molto amore. Ci pare perciò inopportuno tentare di condensare qui una
biografia così straordinaria e gremita di fatti eccezionali. Sri
Aurobindo scriveva: " Nessuno sa nulla della mia vita. Niente
si è svolto in superficie, niente che gli altri possano conoscere "
(14).
Tanto più questo vale per Mère: la sua vita è talmente fitta di avvenimenti
straordinari che rischieremmo di vederne solo la 'superficie' e,
peggio ancora, di imparentarne l'immagine con tante figure più o meno
miracolistiche che popolano il sottobosco dell'occultismo. Tenteremo allora
di dire che cosa Mère non è.
Mère non è un asceta, né uno yoghi che si ritiri dalle brutture
del mondo. In questo mondo Mère ha voluto vivere, in mezzo a noi
e si è battuta fino all'ultimo istante per cambiarlo: " L'universo
è stato fatto solo per questo: per unire questi due poli, i due estremi
della coscienza... " - materia e spirito - "e quando li si unisce
ci si accorge che i due estremi sono esattamente la stessa cosa: un tutto
unico e innumerevole contemporaneamente " (15).
Non è una mistica, visto che per misticismo noi intendiamo
fremiti, trasalimenti e immaginazione: " Io credo solo a quello che
vedo ", ripeteva. Anche se - ovviamente - vedeva molte cose.
Non è una spiritualista. Semmai - ed è proprio questa antitesi
che lei è venuta a demolire - è una profonda materialista: alla
materia, comunque, ai segreti della materia, perseguiti fin nel cuore
della cellula, Mère ha dedicato la sua opera e la sua vita: al riscatto
della materia, perché ha visto " che proprio nella materia terrestre,
SULLA TERRA, il Divino diventa perfetto ".
Nata e cresciuta in una famiglia rigorosamente atea e positivista, da
un padre pragmatico che " era un matematico di prim'ordine " e
da una madre rigorosa "come una sbarra di ferro", ma anche "ascetica
e stoica", secondo le parole di Mère, con un fratello che diverrà
un abile 'polytéchnicien', Mère vivrà lontanissima da ogni fremito
spiritualista e da ogni fantasticheria misticheggiante. E quando troverà
in se stessa quel Principio che trascende apparentemente la materia,
lo sforzo di tutta la sua vita sarà quello di farlo discendere nella vita
materiale: " Bisogna riuscire a fare comunicare strettamente il mondo
divino della Tua immutabile regione di amore puro, di unità indivisibile,
con il mondo divino di tutte le altre regioni, fino a quella più materiale,
in cui Tu sei il centro e la costituzione di ogni atomo " (16).
" II fine generale da raggiungere è l'avvento dell'Armonia Universale...
e mettere la terra in rapporto con una o più fonti di energia universale
che le sono ancora precluse " (17).
L' 'Armonia Universale' in queste righe, scritte prima
dell'incontro con Sri Aurobindo, è esattamente la 'Forza Sopramentale'
descritta da quest'ultimo; ecco un altro segno del parallelismo, dell'
identità fra le vite di questi due esseri.
Possiamo dire forse che c'è un'ultima cosa che Mère non è: non è scindibile
dalla vita e dalla coscienza di Sri Aurobindo: " Senza di Lui io non
esisto, senza di me Lui non è manifesto ". E Lui dirà: " Non c'è
differenza fra il cammino della Madre ed il mio; il nostro è, ed è sempre
stato, il cammino che conduce al cambiamento Sopramentale e alla realizzazione
divina" (18).
" Sri Aurobindo è venuto a darci non una speranza ma una certezza dello
splendore verso il quale il mondo è avviato. Il mondo non è un disgraziato
incidente, ma una meraviglia che va verso la propria espressione " (19).
Lo splendore di una trasformazione radicale, lo splendore di
una nuova specie sulla terra.
Conoscere e partecipare all'avvento di questo splendore è " l'avventura
della Coscienza e della Gioia " (20)
a cui ci invitano Mère e Sri Aurobindo, un'avventura che comincia, forse,
con le pagine di questo piccolo libro:
" Quando sarete cambiati, tutto sarà cambiato intorno a voi ".
GIOVANNI ARGIUNA
|
|