Mère
Colloqui sullo yoga integrale
Risposte ed Aforismi - 1930/1938



 

 

Il primo testo integrale di Mère pubblicato in Italia.

Son qui raccolte alcune conversazioni che Mère aveva tenuto negli anni '30 all'Ashram di Sri Aurobindo a Pondichery. In esse sono tracciate, con molta semplicità, con altrettanta chiarezza, le linee fondamentali di quello che Sri Aurobindo chiama "Yoga Integrale".

A tali colloqui sono stati uniti, sotto il titolo "Risposte e Aforismi", alcuni brani di lettere, brevi massime, o semplici riflessioni.

Nella grande semplicità del suo linguaggio disadorno e "parlato", Mère è testimone e pioniere di una esperienza le cui conseguenze non sono ancora valutate appieno, ma che già ora attirano l'attenzione di molti uomini di scienza e di cultura.

                                               



PREFAZIONE ALL' EDIZIONE ITALIANA

Strano che in un'epoca come la nostra, in cui la donna comincia ad assumere il ruolo e l'importanza che le compete, strano che in un paese come il nostro, così sollecito ad accogliere ogni fermento innovativo, un essere straordinario come Mère sia stato, fino ad oggi, praticamente ignorato. Un paio di documentari televisivi - dedicati comunque o a Sri Aurobindo o alle 'spiritualità dell'Oriente' (con le quali Mère ha, in fondo, ben poco a che fare) - è quanto esiste in Italia a livello d'informazione. Vero è che la trilogia (1) dedicata alla figura di Mère dallo scrittore francese Satprem (l'uomo che è stato il testimone diretto del difficile cammino del Suo Yoga), ha in gran parte colmato questa lacuna, invitandoci alla scoperta dell'avventura che questa donna ha aperto alla specie umana.
Il fenomeno Mère ha invece suscitato un grande interesse in gran parte dell'Occidente, soprattutto in Francia, dov'è stata pubblicata inizialmente l'Agenda (2), un prodigioso documento di seimila pagine, in cui sono minuziosamente registrate le fasi di quello che Mère avrebbe poi chiamato lo ' Yoga delle cellule '. A Parigi è stato fondato il 22 luglio 1975 un 'Istituto di Ricerche Evolutive ', con lo scopo di studiare il lavoro compiuto da Mère sulle cellule del proprio corpo e di confrontarlo con le esperienze della moderna citologia, della biologia molecolare e dell'ingegneria genetica.
In effetti Mère è stata soprattutto cavia volontaria e sperimentatore dello Yoga Integrale di Sri Aurobindo.
Pioniere dell'evoluzione e laboratorio vivente della mutazione che sta alla base dello yoga aurobindiano, Mère traccia in questo volumetto, le prime fondamentali coordinate del cammino della nuova specie, ma ci dà anche le chiavi per un cambiamento, qui e subito, della nostra vita quotidiana, per uscire dalle strettoie sempre più soffocanti del nostro egoismo, per esplorare quel continente sconosciuto che siamo noi stessi.
Gli aforismi, che precedono e seguono i colloqui veri e propri - più che altro brevi risposte ai problemi dei discepoli - hanno l'aria di massime, quasi di proverbi, di 'perle di saggezza'. Ma sono qualcosa di più: se lasciamo che la loro forza oltrepassi, anche solo un po', la barriera della nostra mente, se lasciamo che il loro senso vibri un po' dentro di noi, ne possiamo avvertire il potere, possiamo sentirlo agire sulla nostra psiche e calmare la nostra ansia, aprendo nel nostro essere nuove e imprevedibili strade.
Un esempio da un gruppo di aforismi che si riferiscono alla sincerità.
" La sincerità è la chiave delle porte divine ".
Bellissimo, no? Sembra Lao-tze o uno dei tanti saggi che ci hanno tramandato la loro voce da tempi e da paesi lontani. Ma, appena un po' oltre, ci rendiamo conto che la sincerità propostaci da Mère è qualcosa di molto più vasto, più totale e impegnativo di quella che siamo soliti chiamare con questo nome.
" I più grandi nemici della sincerità sono le preferenze ".
" Umiltà e sincerità sono la nostra salvaguardia più sicura ".
Perciò si tratta già di un tipo particolare di sincerità, una sincerità umile. A mano a mano che andiamo avanti ci rendiamo conto che Mère chiama ' sincerità ' una condizione di coscienza in cui tutte le parti della nostra psiche - non solo la mente razionale, ma la mente emotiva, vitale, la mente fisica e più giù ancora, nelle pieghe del subconscio, gli istinti, gli automatismi dell'ego - sono riunite intorno al nostro più alto Sé, quello che Sri Aurobindo chiama l'Essere psichico:
" II centro della personalità umana è l'essere psichico, la dimora in noi del Divino immanente. Noi chiamiamo unificazione l'organizzazione e l'armonizzazione di tutte le parti dell'essere mentale, vitale e fisico intorno al centro psichico. Questa unificazione fa sì che ogni attività dell'uomo diventi la giusta espressione della Volontà e della Presema divina ".
Questa unificazione è la ' sincerità ' di Mère. E corrisponde ad un cambiamento totale di coscienza: l'Essere al posto dell'ego. Tutto il resto è secondario e ne consegue quasi automaticamente.
" Solo quando cambieremo davvero coscienza, potremo cambiare le nostre azioni ".
Un cambiamento che deve scendere fino nell'inconscio: " ...quando abbiamo vinto l'inconscio non occorre nessun'altra condizione: ogni azione diventa una libera decisione della Grazia divina ".
" Quando la menzogna sarà vinta tutte le difficoltà spariranno ".
"Il nostro essere è fatto di innumerevoli tendenze in conflitto tra loro, possiamo quasi dire di personalità diverse. Quando una di queste personalità si offre al Divino, le altre si ribellano e rifiutano la loro adesione: - Noi non ci siamo offerte! -, protestano, e cominciano a gridare, a reclamare la loro indipendenza e la loro libera espressione. Allora obbligatele a starsene tranquille e mostrate loro la verità. Bisogna fare pazientemente il giro di tutto l'essere, esplorandone tutte le pieghe, tutti gli angoli, affrontando tutti gli elementi anarchici che, nascosti dentro di voi, aspettano il momento favorevole per salire in superficie. E soltanto quando avrete fatto il giro completo della vostra natura mentale, vitale e fisica, quando avrete persuaso il tutto a darsi al Divino e avrete cosi compiuto una consacrazione unificata (3), assoluta, soltanto allora avrete messo fine alle vostre difficoltà ".
Ci pare utile sottolineare come il procedimento psicologico indicato da Mère, la base stessa dello Yoga Integrale, sia - a dispetto delle sue difficoltà - molto più accessibile alla nostra formazione culturale di tutti i sistemi yogici che lo hanno preceduto.
E veniamo ora al problema linguaggio. Mère usa, come base del suo metodo e del suo discorso, una serie di termini in un'accezione tutta particolare, che può costituire un ostacolo alla comprensione e alla giusta ricezione dei suoi concetti. 'Divino ', 'realizzazione', 'manifestazione', ' psichico', sono alcuni termini-campione di questo linguaggio.
Affrontiamo prima di tutto il termine 'Divino' che è il più peculiare di questa operazione - gli altri, in parte, si spiegheranno di conseguenza.
Lasciamo la parola a Mère:
" Dicono che 'Divino' fa pensare a Dio (Mère ride). A me no! Non mi fa pensare a Dio!... Volendo si può tradurre con 'coscienza più alta '... ".
" ...Con i russi (4) ero d'accordo per usare 'coscienza perfetta', ma è sempre un'approssimazione. 'Divino' per me è
la Cosa - a cui non si può dare un nome e che non si può definire -, è il Potere che si trova nel corso di questa ricerca. Anzi il Potere Supremo è solo un aspetto, quello che riguarda la creazione " (5).
" Ecco il guaio: io dico 'Divino' e gli altri capiscono 'Dio'. Invece c'è solo Questo. E' l'unica Cosa che esiste. Quale Cosa? La sola Cosa che esiste " (6).
Come non collegare questa "unica Cosa che esiste" con l'Energia unica scoperta da Einstein quale equivalente della Materia? C'è una sola Energia, come una sola Materia.
Dice ancora Mère:
" Ecco che cosa noi intendiamo per 'Divino': tutta la conoscenza che dobbiamo acquistare, tutto il potere che dobbiamo ottenere, tutto l'amore che dobbiamo diventare, tutta la perfezione che dobbiamo raggiungere, tutto l'armonioso, progressivo equilibrio che dobbiamo manifestare nella luce e nella gioia, tutti i nuovi, sconosciuti splendori che devono realizzarsi (sulla terra) " (7).
" IL Divino si può viverlo, ma non definirlo... Il Divino è la perfezione assoluta e l'eterna sorgente di tutto ciò che esiste; di Lui noi diventiamo progressivamente coscienti, pur essendo Lui da tutta l'Eternità " (8).
E nel 1964, a 86 anni, Mère aggiungeva:
" Tutto il resto non ha importanza, è di QUESTO che abbiamo bisogno. Più nessun legame: liberi, liberi, liberi, liberi. Pronti sempre a cambiare tutto, eccetto una cosa: aspirare: questa sete. Capisco bene: ci sono coloro a cui non piace l'idea di un ' Divino ', perché questo subito si confonde con tutte quelle concezioni spaventose... ma non c'è davvero bisogno di niente del genere! Il ' qualcosa ' di cui si ha bisogno, la Verità di cui si ha bisogno, la Perfezione suprema di cui si ha bisogno - ed è tutto. Le formule... meno formule ci sono, meglio è. Ma questo: un bisogno, un bisogno, un bisogno che soltanto LA COSA può estinguere - nient'altro, niente mezze misure. E poi, via! Andate! La vostra strada sarà la vostra strada, non ha importanza. Non importa quale strada, non ha nessuna importanza, anche le stravaganze della gioventù americana possono essere una strada. Non ha importanza! " (9).
È chiaro che il Divino non è qualcosa di distante, di esterno all'uomo, ma è tutt'uno con la sua coscienza: un tutt'uno da scoprire " non con la testa " - dice ancora Mère, ma... " da sentire: una sensazione... una aspirazione, qui (indica il cuore) con una fiamma che ti spinge a realizzarlo ". Ecco allora il termine 'realizzazione' come approccio progressivo personale a questa Cosa, a questo tutt'uno di cui siamo ancora inconsapevoli. 'Manifestazione' è la stessa unione, ma non su un piano individuale, bensì universale, terrestre; è la 'realizzazione' terrestre di questa Forza, di questa Energia, di questo 'Divino'. " Qualcosa che io chiamo il Divino (magari Sri Aurobindo lo chiamava il Sopramentale o qualcosa del genere) che è la realizzazione di domani, non so come chiamarlo " (10), diceva ancora Mère.
Ed eccoci al Sopramentale (11), l'Energia nuova, che Sri Aurobindo ha fatto discendere sulla terra, l'Energia in grado di trasformare la Materia, di modificare la struttura fisica della Materia, perciò di cambiare il corpo, perciò di trasformare l'uomo, perciò di produrre - o meglio accelerare, poiché questa trasformazione era già nei piani della Natura e nei tempi enormi abituali alla Natura si sarebbe comunque realizzata - l'avvento di una nuova specie, il dopo-uomo, il 'Suprauomo'.
Questo aspetto, che è l'essenza e la ragione di tutto lo Yoga Integrale di Sri Aurobindo, è tutt'uno con la vita e l'opera di Mère.
                                                                                     
Si chiamava Mirra Alfassa, era nata a Parigi, da padre turco e da madre egiziana, il 21 febbraio 1878 e cioè 6 anni, 6 mesi e 6 giorni dopo Sri Aurobindo. Strana 'coincidenza'. Ma la sua vita è intessuta di 'coincidenze' simili, che si intrecciano con la vita di Sri Aurobindo in una specie di gioco speculare e parallelo che non può non far riflettere.
Mère, con altri modi, in altro ambiente, con altre origini, vivrà, in sostanza, un'avventura della coscienza molto simile a quella di lui, finché, nel 1904, all'età di 26 anni, lo incontrerà - senza riconoscerio, scambiandolo ingenuamente per una 'divinità indù' - su piani sottili di coscienza o, se si preferisce, in 'sogno'. E quando, dieci anni dopo, 'capitata' a Pondichéry al seguito del marito (che vi si era recato per ragioni politiche) incontrerà Sri Aurobindo, lo riconoscerà subito: " ...Mi aspettava in piedi, in cima alla scala. Esattamente la mia visione. Voltò la testa verso di me e io vidi nei suoi occhi che era lui... e immediatamente le esperienze interiori si congiunsero a quella esteriore e si creò una fusione " (12). Qualche giorno più tardi (13) scriverà: " Questo corpo è il Tuo strumento, questa volontà è il Tuo servitore, questa intelligenza è il Tuo utensile; tutto è Te, Te soltanto ". È molto difficile raccontare la vita di Mère ed è comunque stato fatto, nell'opera citata all'inizio, con molta fede, molta arguzia e molto amore. Ci pare perciò inopportuno tentare di condensare qui una biografia così straordinaria e gremita di fatti eccezionali. Sri Aurobindo scriveva: " Nessuno sa nulla della mia vita. Niente si è svolto in superficie, niente che gli altri possano conoscere " (14).
Tanto più questo vale per Mère: la sua vita è talmente fitta di avvenimenti straordinari che rischieremmo di vederne solo la  'superficie' e, peggio ancora, di imparentarne l'immagine con tante figure più o meno miracolistiche che popolano il sottobosco dell'occultismo. Tenteremo allora di dire che cosa Mère non è.
Mère non è un asceta, né uno yoghi che si ritiri dalle brutture del mondo. In questo mondo Mère ha voluto vivere, in mezzo a noi e si è battuta fino all'ultimo istante per cambiarlo: " L'universo è stato fatto solo per questo: per unire questi due poli, i due estremi della coscienza... " - materia e spirito - "e quando li si unisce ci si accorge che i due estremi sono esattamente la stessa cosa: un tutto unico e innumerevole contemporaneamente " (15).
Non è una mistica, visto che per misticismo noi intendiamo fremiti, trasalimenti e immaginazione: " Io credo solo a quello che vedo ", ripeteva. Anche se - ovviamente - vedeva molte cose.
Non è una spiritualista. Semmai - ed è proprio questa antitesi che lei è venuta a demolire - è una profonda materialista: alla materia, comunque, ai segreti della materia, perseguiti fin nel cuore della cellula, Mère ha dedicato la sua opera e la sua vita: al riscatto della materia, perché ha visto " che proprio nella materia terrestre, SULLA TERRA, il Divino diventa perfetto ".
Nata e cresciuta in una famiglia rigorosamente atea e positivista, da un padre pragmatico che " era un matematico di prim'ordine " e da una madre rigorosa "come una sbarra di ferro", ma anche "ascetica e stoica", secondo le parole di Mère, con un fratello che diverrà un abile 'polytéchnicien', Mère vivrà lontanissima da ogni fremito spiritualista e da ogni fantasticheria misticheggiante. E quando troverà in se stessa quel Principio che trascende apparentemente la materia, lo sforzo di tutta la sua vita sarà quello di farlo discendere nella vita materiale: " Bisogna riuscire a fare comunicare strettamente il mondo divino della Tua immutabile regione di amore puro, di unità indivisibile, con il mondo divino di tutte le altre regioni, fino a quella più materiale, in cui Tu sei il centro e la costituzione di ogni atomo " (16).
" II fine generale da raggiungere è l'avvento dell'Armonia Universale... e mettere la terra in rapporto con una o più fonti di energia universale che le sono ancora precluse " (17).
L'  'Armonia Universale' in queste righe, scritte prima dell'incontro con Sri Aurobindo, è esattamente la 'Forza Sopramentale' descritta da quest'ultimo; ecco un altro segno del parallelismo, dell' identità fra le vite di questi due esseri.
Possiamo dire forse che c'è un'ultima cosa che Mère non è: non è scindibile dalla vita e dalla coscienza di Sri Aurobindo: " Senza di Lui io non esisto, senza di me Lui non è manifesto ". E Lui dirà: " Non c'è differenza fra il cammino della Madre ed il mio; il nostro è, ed è sempre stato, il cammino che conduce al cambiamento Sopramentale e alla realizzazione divina" (18).
" Sri Aurobindo è venuto a darci non una speranza ma una certezza dello splendore verso il quale il mondo è avviato. Il mondo non è un disgraziato incidente, ma una meraviglia che va verso la propria espressione "
(19).
Lo splendore di una trasformazione radicale, lo splendore di una nuova specie sulla terra.
Conoscere e partecipare all'avvento di questo splendore è " l'avventura della Coscienza e della Gioia " (20) a cui ci invitano Mère e Sri Aurobindo, un'avventura che comincia, forse, con le pagine di questo piccolo libro:

" Quando sarete cambiati, tutto sarà cambiato intorno a voi ".

                                                                                         
                                                                                                                                       GIOVANNI ARGIUNA

 

 



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