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Il
mondo si salverà, se mai potrà salvarsi,
solo grazie a degli insubordinati...
Sono, questi insubordinati, il "sale della terra" e i responsabili
di Dio.
Sono infatti persuaso che Dio non esiste ancora
e che sta a noi farlo nascere.
da
una lettera di André Gide
a
Satprem, 24 febbraio 1946.
... Tutti i libri di Satprem - romanzi, racconti, saggi - sono contemporaneamente
una sfida e un viatico, spalancano orizzonti e danno le vertigini. Appartengono
a quel genere di opere che spronano il lettore a buttarsi per le vie
del mondo e al tempo stesso a intraprendere il proprio tragitto interiore.
Opere del genere sono rare, e il pił delle volte tenute a distanza prima
che s'impongano con la loro evidenza, con la loro folgorante e spietata
luciditą ...
... Queste lettere che si succedono nell'arco di mezzo secolo (1943-1992)
non costituiscono delle "memorie": rivelano un percorso che cerca via
via il proprio tracciato, lo perde, lo conquista. Ognuno viene invitato
senza mezzi termini a seguire l'intimo tragitto di una delle avventure
pił radicali, e pił sconvolgenti, del nostro tempo ...
... Le lettere di Satprem, buttando a mare tante sedimentazioni di tombe
e di paure, hanno il fortificante potere di rompere gli ormeggi da ogni
norma stabilita, anzi di chiedere l'impossibile.
Una caparbia vocazione, quella di Satprem. Che dice infatti:
"Non saranno mai troppi gli insubordinati,
mai troppi i provocatori.
In un certo senso, ho fatto di tutto
per portare scandalo e scompiglio dovunque passassi."
da Fuori delle
norme, di Andrè Velter
LE MONDE, 30 dicembre 1994
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Come si chiarisce sul retro di copertina,
titolo e sottotitolo sono tratti da una lettera che nel 1946 il vecchio
André Gide (Premio Nobel 1947) indirizzò a un allora giovanissimo
Satprem, che lo aveva intravisto in Egitto poco dopo essere uscito dalla
devastante esperienza dei lager. Quel giovane era disperatamente alla
ricerca non tanto di un maestro quanto di un punto di riferimento.
Dice la recensione
di Le Monde: «Queste lettere che si succedono nell'arco di mezzo
secolo non sono delle 'memorie', rivelano un percorso...» E il percorso
è appunto quello di una ricerca incessante e impellente per svegliare,
o far nascere, il 'Dio nascosto' in fondo ad ogni essere umano.
Gli esseri umani a cui Satprem
si rivolge sono soprattutto due: Bernard d'Oncieu, marchese squattrinato
sempre in cerca di sensazionali avventure, e Klari, inquieta ebrea ungherese
dai molti mariti e dalle imprevedibili impennate. L'amore fraterno che
Satprem ha per questi suoi compagni di strada si manifesta via via quasi
in un'identificazione con loro, al di là delle rispettive vicende
personali. Infatti l'autore è consapevole che le storie di ogni
vita, eccezionali o banali che siano, sottintendono un' unica Storia:
quella dell' ineluttabile divenire umano.
A leggere oggi queste lettere
non si ha l' impressione che vengano dal passato e si rivolgano ad estranei:
ma che siano indirizzate, qui ed ora, proprio a noi.
In questa fine di millennio,
tanto scarsa di certezze quanto gravida di interrogativi e feconda di
possibilità prima neanche immaginabili (dalla medicina genetica,
dalla biologia alla fisica, all'etica, alla religione, fino ai più
eterogenei orizzonti spirituali dei movimenti New Age), molti lettori
troveranno sicuramente nelle coinvolgenti testimonianze di vita contenute
in questo libro un forte stimolo al loro personale cammino.
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