QUESTO libro, scritto nel 1992, è il seguito naturale
della Rivolta della Terra,* a
cui perciò rimandiamo il lettore. Lì Satprem ci aveva fornito per così
dire le coordinate generali della situazione terrestre (il punto di
crisi della specie Homo Sapiens), e del proprio tragitto in un
certo campo di concentramento, fino all'ultima barriera ad alta tensione
che ne preclude l'uscita.
Il campo, infatti, non è Buchenwald - è umano; né appartiene
al passato: Hitler vive tra noi. E tutta la Terra è il nostro ospedale,
finanziato da un miliardario in rovina..**
L'Evoluzione n° 1, che ci ha sospinti sin qui, è un'evoluzione della
morte. Ora, all'inizio della fase successiva, che Satprem chiama Evoluzione
n° 2, è urgente non tanto uscire dall'ospedale (è facilissimo: si muore,
o si guarisce per morire più tardi) quanto estirpare la radice della
malattia che ci fa morire. La nostra vita, "fin dalla prima tomba del
primo unicellulare", è intessuta di morte: anzi è la morte...
Confesso, nello scrivere a tentoni queste poche righe che vorrebbero
essere di presentazione, di essere preso da una sorta di vertigine:
la stessa che mi ha accompagnato lungo il mio lavoro di traduzione,
o piuttosto di assimilazione... Assimilazione: ecco forse la
parola-chiave che potrà soccorrere il lettore; così come ha soccorso
il povero traduttore, o piuttosto certi suoi strati 'durissimi e refrattari'.
Qui non si tratta infatti di assimilare concetti o precetti. In biologia,
assimilare vuol dire "trasformare le sostanze nutritive in parti integranti
di un organismo vivente". Satprem - come Sri Aurobindo e Mère,
e come i Rishi vedici la cui voce ci ritorna dal fondo dei tempi - non
viene a predicare; ma, ed è qui il suo e il loro irresistibile fascino,
traccia un percorso, il suo, che tutti ci riguarda. Perché non è intellettuale,
morale o metafisico: è fisico. E la Materia, pur spezzettata
in tante individualità, è una. Il percorso fisico comincia nel corpo
quando tutte le sue sovrastrutture, mentali ed emozionali, sono cadute.
Che cosa viene dopo? Satprem cerca appunto di dircelo.
E noi: assimilarlo come? Ancora bardati di idee, preda di sentimenti
ed emozioni, siamo noi giunti a quel punto? E se non lo siamo, che possiamo
fare (visto che capire non basta)? Davanti a questa nostra smarrita,
ultima domanda, Satprem cerca fraternamente di soccorrerci: il suo toccante
Post scriptum è dedicato appunto a coloro che la gridano, questa
domanda, per le strade e le piazze di tante infelicità.
E che l'ultima parola sia quella del poeta (poiein vuol dire
fare):
Sorella, madre
e spirito del fiume, spirito del mare,
non sopportare che io sia separato.
E giunga il mio grido fino a Tè.***
Tommaso
Boni Menato
ISTITUTO
DI RICERCHE EVOLUTIVE
Roma,
1° gennaio 1993